Oggi, 2 agosto, è l'Earth Overshoot Day, letteralmente Giorno del Superamento Terrestre. Questo significa che per quest'anno abbiamo terminato le risorse prodotte dal Pianeta che sarebbero dovute bastare per l'intero 2023, e che da domani incominceremo ad intaccare le nostre riserve. Non è una novità, capita già da molti anni, ma l'aspetto drammatico è che succede sempre prima. L'ultima volta che siamo riusciti a farci bastare un solo Pianeta è stato nel biennio 1969-1970. Da allora in poi è stato un continuo sovrasfruttamento che ha anticipato sempre di più l'Overshoot Day. Se nel 1971 le risorse disponibili sono terminate il 25 dicembre, 30 anni dopo, nel 2001, sono finite il 24 settembre, esattamente tre mesi prima. Il dato peggiore è stato registrato nel 2018 e nel 2022 quando l’esaurimento delle risorse rinnovabili disponibili nell’arco di un anno è avvenuto il 28 luglio.

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Quest’anno l’Earth Overshoot Day cade il 2 agosto.
Justin Paget//Getty Images

Un mondo solo non ci basta più. Attualmente stiamo consumando l'equivalente di 1,71 pianeti all'anno, procedendo di questo passo intorno al 2050 l'umanità consumerà ben il doppio di quanto la Terra produca. Calcoli analoghi vengono fatti per ciascun Paese. L'Italia per esempio ha terminato la sua "dote naturale" in termini di biodiversità, risorse idriche e capacità di assorbire i gas serra generati dalle attività antropiche il 15 maggio 2023, in appena quattro mesi e mezzo. Meglio di noi fanno Stati quali Indonesia, Ecuador e Giamaica, che riescono ad arrivare fino a dicembre senza terminare le risorse. I Paesi più poveri, non sempre sono i più inquinanti, ma sono quelli che patiscono di più le conseguenze del cambiamento climatico. Nel mondo infatti sono 5,8 miliardi le persone colpite dagli effetti della crisi ecologica.

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Occorre ridurre la nostra rimpronta di carbonio di almeno il 50%.
Eloi_Omella//Getty Images

Nonostante gli allarmanti messaggi dell'Onu, che ha parlato dell'inizio di una nuova fase, l'era dell'ebollizione globale, è ancora possibile invertire questa tendenza e adottare condotte più responsabili. A partire dalle nostre abitudini alimentari: l’80% delle estinzioni delle specie e degli habitat a livello globale dipende dagli attuali sistemi alimentari, si legge sul sito di Wwf. Deforestazione, emissioni di CO2, inquinamento e altri fattori ambientali rappresentano la cosiddetta impronta ecologica, tra gli indicatori più completi ad oggi disponibili per la contabilità delle risorse biologiche. Secondo il Global Footprint Network, le emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili costituiscono il 61% dell’Impronta Ecologica dell’umanità.

Se riducessimo l'impronta di carbonio del 50% riusciremmo a spostare la fatidica data di più di 90 giorni e a contenere il nostro debito ecologico. Ma occorre uno sforzo collettivo sovranazionale che sappia coniugare le esigenze economiche e quelle ecologiche. Solo così potremo tutelare la biodiversità sulla Terra e prolungare la nostra stessa salute. In caso contrario saranno gli esseri umani a pagare le conseguenze più gravi.

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