Tanto bella, quanto fragile. È il destino di una città unica al mondo come Venezia, costruita sull'acqua e carica di tesori, ma sempre più a rischio di scomparire. È l'allarme lanciato in queste ore dall'Unesco che ha raccomandato di inserire la città nella sua lista di beni in pericolo, chiedendo alle autorità di incrementare gli sforzi per tutelare la Laguna. A preoccupare non sono solo gli effetti del cambiamento climatico, che recentemente ha avuto tra i suoi effetti una prolungata siccità che ha portato al prosciugamento dei canali, ma anche l'impatto che il turismo mordi e fuggi può avere per la stabilità del territorio.
L'agenzia per la cultura delle Nazioni Unite parla di "danni irreversibili", causati dall'innalzamento del livello del mare, dai flussi turistici e dall'intenso traffico marino, fortunatamente ridimensionato con la chiusura del porto della città alle grandi navi a partire dal 2021. Un provvedimento, quest'ultimo, necessario, ma giunto troppo tardi e non sufficiente per contenere i danni degli ultimi decenni. Non è bastato nemmeno l'ingresso contingentato in città con un biglietto a pagamento per contenere lo spostamento di persone che compromettono nel tempo la stabilità del suolo a pressioni climatiche e ambientali straordinarie. Si calcola che in alta stagiona soggiornino in città 100.000 turisti contro i 50.000 residenti: "È un turismo di massa, e poco sostenibile, che va a scapito della popolazione – spiega ad Agi un diplomatico dell'Onu –. Venezia non deve trasformarsi in un museo a cielo aperto".
"Il continuo sviluppo di Venezia, l'impatto del cambiamento climatico e del turismo di massa minacciano di provocare cambiamenti irreversibili all'eccezionale valore universale del bene", spiega il Centro del Patrimonio Mondiale, la sezione dell'Unesco che raccoglie informazioni sui beni e sulle possibili minacce. "Nel 2021 avevamo già raccomandato l'iscrizione nella lista dei Patrimoni in pericolo. Senza attendere, le autorità italiane avevano annunciato il divieto di accesso alla laguna per le navi da crociera più grandi, e ci avevano detto che per il resto avrebbero seguito le misure" prescritte dall'Unesco, prosegue il diplomatico. "Ma due anni dopo, anche se sono stati fatti passi in avanti, i progressi sono insufficienti e troppo lenti rispetto al livello di minaccia per il sito", le misure prese "non vanno con la giusta velocità" e l'auspicio è che ci sia "un maggiore impegno e una maggiore mobilitazione di attori locali, nazionali e internazionali".
Tra le recenti misure messe in atto dalle autorità locali c'è stato anche il funzionamento del Mose, il sistema di protezione inaugurato nel 2021 che innalza delle paratoie mobili per proteggere la città dai pericoli delle maree fino ad un massimo di 3 metri. Si tratta di un meccanismo molto sofisticato e unico al mondo che tuttavia per essere efficace deve essere azionato ore prima dell'arrivo dell'alta marea, che per Venezia è un problema in costante aumento. Dal 1966, anno della tremenda alluvione che devastò la Laguna arrivando a 194 cm, al 2020, le acque alte oltre i 110 cm sono state 278, come ricorda Geopop, mentre nei 50 anni precedenti (dal 1916 al 1966) erano state appena 47. Segno che i fenomeni estremi sono sempre più frequenti e che occorre agire in fretta per non vedere scomparire la città sull'acqua più famosa al mondo.