Succede che in un banalissimo weekend di inizio agosto, a “trasmissioni” temporaneamente sospese (ma quando mai, la moda va in vacanza solo nei beach resort), Instagram si accenda di un gioco di repost, fiamme ardenti e nostalgia canaglia: Sabato De Sarno (che in cuor nostro immaginiamo con tempra ferrea, ché mezzo mondo di smaniosi sguardi modaioli son da sopportare) anticipa sul proprio profilo Instagram uno scatto della campagna Alta Gioielleria di Gucci; un preludio di quello che verrà, che ha già il sapore dell’iconico.
Daria Werbowy, modella simbolo della prima decade dei 2000 ritiratasi dalle scene nel 2016, posa seminuda con volto au naturel, a bordo piscina dell’hotel Chateau Marmont di Los Angeles. Scattata da un pezzo da novanta della fotografia di moda come l’inglese David Sims, e con lo styling asciutto di Alastair McKimm, indossa soltanto lo slip nero di un bikini. Lo sguardo cade lì, su quell’intreccio dorato di doppie G che rammenta i pezzi dello scandalo dell’era Ford, e sui vistosi orecchini, dorati anche quelli, ad adagiarsi sul collo bagnato della mannequin fresca di tuffo. Nessun trucco, nessun artificio per un’immagine irresistibilmente glamour e seducente.
Perché se ne parla? Per l’azzera e riparti di De Sarno che con la semplicità di un ritratto intimo pare “purificare” Gucci dalla flamboyance di Alessandro Michele, per il ritorno di Daria Werbowy- alter-ego di Phoebe Philo cristallizzato da Jurgen Teller per Céline con l’accento e che si attendeva quindi lì, a prestare volto e corpo all’altro attesissimo progetto di fine estate- e per il flirt con la sexyness à la Tom Ford che, per quanto amata e poi odiata, rimane uno dei capitoli più di successo di casa Gucci. Sui social, in effetti, il dibattito si è fatto accesso, tra sostenitori (molti) e detrattori (pochi), la pubblica piazza si è divisa tra chi ha ritenuto il frame già leggenda e chi invece non vi ha scorto nulla di inedito, leggendo nel teaser di campagna un copione dello stile Teller da Céline, o una citazione troppo fedele dell’erotismo del texano e delle sue adv con Mario Testino per la maison fiorentina.
A noi, invece, appare nuovo. O meglio, i rimandi ad un passato recente ci sono eppure vengono rivestiti di nuovi significati. Daria Werbowy, ad esempio, non ha il medesimo fascino da smaliziata femme fatale di quando posava con abito bianco vertiginosamente scollato per la campagna Gucci dell’Autunno del 2004, protagonista di un trittico con ragazzotti impellicciati. Anche perché oggi, la super modella polacco-canadese, ha quasi quarant’anni e forse l’ammiccamento al ménage à trois non risulterebbe nemmeno molto credibile. Per carità, lei è sempre di una bellezza disarmante ma è interessante notare come venga immortalata senza filtri, in un’immagine che ha il sapore dell’autentico e dell’intimità, quasi fosse lo scatto di un amico in un pomeriggio d’agosto.
E, in effetti, i due, Daria Werbowy e Sabato De Sarno, amici lo sono per davvero, condividendo gli esordi in Prada (e nella moda tutta) di ormai una ventina d’anni fa ricordati dal nuovo creative director di Gucci con dedica ad hoc: “Daria, abbiamo iniziato a lavorare insieme in questo settore nel 2003 ed eccoti qui con me all’inizio di questa nuova avventura. David, l’hai fotografata al debutto, ora sei dietro la macchina fotografica per il suo ritorno”. A piacere, forse più di tutto, è anche questo; l’amicizia che resiste allo scorrere del tempo e ai cambiamenti, base di un nuovo corso che appassiona moltissimo e che sembra diventare di giorno in giorno più interessante. A settembre!
